Il messaggio di Bieta

IL MESSAGGIO DI ELŻBIETA FICOWSKA ALLA COMPAGNIA TEATRALE, PER IL DEBUTTO NAZIONALE DELLO SPETTACOLO “IRENA SENDLER – LA TERZA MADRE DEL GHETTO DI VARSAVIA”

Carissimi Amici,

con grande commozione ho appreso la notizia di quanto state facendo per far conoscere ai vostri connazionali l’eroina Irena Sendler. Sì, è una grande eroina. Ma bisogna sapere anche che Lei parlava sempre dei suoi collaboratori senza i quali non avrebbe fatto nulla. Vorrei dirvi che in Polonia non mancavano le persone che aiutavano gli ebrei condannati a morte, mettendo al rischio le proprie vite e la vita delle loro famiglie. La Polonia era l’unico paese al mondo dove per aiutare gli ebrei si rischiava la pena di morte per tutta la famiglia. Per questo ci voleva un gran eroismo, ma eroi non si nasce. Non possiamo aspettarcelo dalla gente, altrimenti non avremmo ammirato gli eroi. Visto che sto parlando degli eroi, devo parlarvi della mia Mamma, Stanislawa Bussoldowa, che collaborava da vicino con Irena. Fu lei ad organizzare il trasporto di una neonata dal ghetto a casa sua, dove rimasi poi per sempre. Era ostetrica, le donne ebree partorivano con lei, nascondeva i bimbi nei luoghi sicuri. Accompagnava fuori dal ghetto sia i bambini che gli adulti. Irena progettava e coordinava le attività di salvataggio dei bambini. Divenne un simbolo di bene, coraggio e umanità.

Sono un’ex bambina ebrea salvata da Irena. Quando guardo mia figlia, suo marito e i miei tre nipoti vedo che la frase coniata sulla medaglia per i Giusti tra le nazioni è profondamente vera: “Chi salva una vita, salva il mondo intero”. Irena trattava la mia famiglia come la propria e per i miei figli e nipoti era come la nonna. Uno dei miei nipoti, quando aveva 4 anni, alla domanda “Chi è Irena Sendler”, rispose: “La signora Irena ha salvato mia nonna, la mia mamma, me e mio fratello”. È questo è vero, salvò pure la loro sorellina che non era ancora nata.

Il mondo di oggi sta altrettanto gridando aiuto, la gente non è diventata più saggia dopo le esperienze della Shoah.

La storia di Irena e di altri simili a lei ci dice che non solo si può, ma si deve aiutare chi ne ha bisogno. È un’importantissima prova della nostra umanità.

Mando un cordiale saluto a tutti e mi dispiace di non poter essere oggi con voi.

Elżbieta  Ficowska  22 gennaio 2016